Il museo è suddiviso in undici sale ognuna delle quali è dedicata ad un tema specifico. Oltre alle stanze destinate ad ospitare strumenti, attrezzi e accessori attinenti ai principali lavori (agricoltura, miniera, scultura, tessitura ecc.) vi è anche una sala dove è possibile apprezzare oggetti, arredi e strumenti della vita quotidina in casa e una dedicata al territorio.
La prima sala documenta le caratteristiche morfologiche e ambientali del territorio, il suo utilizzo e le sue trasformazioni in epoca storica, la sua dipendenza politica e amministrativa dal Granducato di Toscana. Sempre nella prima sala vengono proposti riferimenti essenziali sulle tradizioni orali e sul Maggio, sulla religiosità popolare rappresentata sul territorio dalle cosiddette Marginette.
Al mondo agricolo sono dedicate le sale 2, 3 e 6, che illustrano rispettivamente la viticoltura e la produzione del vino, praticata soprattutto nelle zone collinari; l’agricoltura di montagna incentrata sull’economia di sussistenza del castagno, sugli alpeggi, sulle attività legate allo sfruttamento dei boschi cedui, con la produzione e vendita del carbone; l’agricoltura della pianura, sviluppatasi a seguito dell’opera di bonifica nel corso dell’Ottocento e caratterizzata da colture di cereali e dalla pratica della maggesatura.
Le sale 4 e 5 forniscono un quadro d’insieme degli ambienti e delle attività domestiche: la cucina, la preparazione del pane, pesi e misure; la camera da letto, gli abiti tradizionali e vari aspetti della creatività femminile come il ricamo, l’uncinetto, ma soprattutto la tessitura a telaio, alla quale è dedicata tutta la sala 7.
Le attività connesse all’escavazione e alla lavorazione del marmo sono illustrate nelle sale 8, 9, 10. Questa industria ricevette un impulso dalla donazione degli agri marmiferi al popolo fiorentino da parte della Comunità di Seravezza e della Cappella nel 1515. Gli sforzi di Michelangelo Buonarroti per attivare le cave di Seravezza tra il 1518 e il 1520 furono proseguiti da Cosimo I de’ Medici a dal suo successore Francecso I, ma soltanto dopo il 1820 l’escavazione e la lavorazione del marmo divennero la risorsa economica più importante della Versilia, con oltre duemila addetti nei primi anni del Novecento. Aziende di importanza mondiale e laboratori di scultura di rilievo hanno esportato i loro prodotti e le loro opere in tutto il mondo.
L’undicesima sala documenta le attività minerarie e metallurgiche che ebbero grande importanza nell’economia locale.I numerosi giacimenti di minerali metalliferi, come solfuri di ferro, galena argentifera, blenda, cinabro… erano noti e sfruttati sin dagli Etruschi. Un maggior impulso alle attività metallurgiche venne dai Medici, in particolare da Cosimo I che dispose lo sfruttamento delle miniere del Bottino e dell’Argentiera e impiantò numerose ferriere a Seravezza e Stazzema. Le attività minerarie hanno rappresentato una delle maggiori economie del territorio, accanto al marmo, per tutto l’Ottocento e fino al secondo dopoguerra, quando una delle più importanti ditte, la Società E.D.E.M. di Valdicastello chiuse.
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