La camera da letto si trovava al piano superiore; si raggiungeva dalla cucina con una scala di legno, che a volte terminava con una botola (trabocco) all’estremità. La camera vera e propria era quella matrimoniale, di dimensioni più grandi e comode, dove dormivano gli sposi; le altre erano camerette, più piccole e spesso di passaggio.
L’arredo era ridotto a pochi mobili essenziali: il letto realizzato in ferro o in legno, poi 2 comodini (la comodina) laterali sui quali si teneva il candeliere o la bugia; il canterale, una specie di comò, con il piano di marmo e diversi cassetti (cantere) e uno specchio. Ai piedi del letto c’era la cassapanca o il baule, per contenere la biancheria del corredo.
Sotto al letto si teneva a portata di mano il pitale, poiché il bagno, quando era presente, era di solito esterno alla casa. Per lo stesso motivo nella camera si trovava il “trespolo”, con il necessario per lavarsi le mani o il viso.
Il materasso era spesso un saccone: un sacco di tela grossolana, riempito di scartocci di granturco, cioè delle foglie di scarto della pannocchia che erano scelte, pulite e fatte asciugare al sole. Nei casi più disperati il saccone era adagiato su tavole di legno grezze appoggiate su caprette.
I più fortunati avevano invece la materazza riempita di lana e adagiata sulle tavole del letto di ferro. L’uso della rete è storia di tempi più moderni.
Viale L. Amadei, 230