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LA TRADIZIONE DEL MAGGIO - LA TRADITION DU "MAGGIO"

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LA TRADIZIONE ORALE
Vario e complesso è il panorama delle composizioni narrative e poetiche della cultura popolare e semipopolare versiliese. La loro circolazione era affidata per lo più a novellatori e cantastorie che le recitavano durante le veglie e le tramandavano nella tradizione orale.

Talvolta accadeva che venissero diffusi attraverso testi a stampa, come libretti e fogli volanti, ceduti dai cantastorie nel corso delle fiere del Santo Patrono o da venditori ambulanti di libri, che passavano di tanto in tanto con i barrocci, e piazzavano le loro bancarelle per la strada.
L'usanza delle veglie, o dell'andare "a veglio", come si dice in Versilia, era il veicolo principale per tramandare i testi letterari della tradizione orale. Nei mesi invernali parenti e amici si riunivano durante la scartocciatura del granturco o mentre accudivano i metati. Questi momenti erano spesso l'unica possibilità di svago.
Durante le veglie invernali, nelle pause dai lavori agricoli o dalla filatura, si cantavano i canti epico-lirici e narrativi, spesso in ottave, intervallati dagli indovinelli.
I canti lirici di una sola strofa erano invece recitati solo in particolari occasioni dell'anno, come la mietitura, la fienagione, la vendemmia o la raccolta delle olive.
Il canto lirico detto rispetto era molto diffusione. Simile allo strambotto, era composto quasi sempre di una sola strofa di otto endecasillabi e in genere aveva come tema l'amore.
Fra le produzioni più semplici della tradizione orale ci sono gli stornelli, canti concisi e spontanei per lo più di argomento amoroso, che a volte assumono toni vendicativi e dispregiativi.
La maggiolata era invece composta di versi endecasillabi, e serviva a festeggiare nei primi giorni di maggio il ritorno della primavera davanti a un albero fronzuto, detto Calende o Majo, ai cui rami si appendevano doni, primizie della terra, polli o forme di formaggio. La tradizione della maggiolata è scomparsa a partire dalla seconda metà dell'Ottocento.
Il canto popolare più diffuso, più conosciuto e apprezzato, condotto in forma teatrale da vere e proprie compagnie di cantanti-attori, è il Maggio, chiamato in Versilia anche "Opera Maggio", e diffuso in tutta l'area della Toscana nord-occidentale e in alcune zone della montagna emiliana. In Versilia, il Maggio aveva compagnie numerose come quelle di Levigliani e di Azzano, e cantanti-attori famosi come Cecco del Moro di Strettoia o la Boncina di Valdicastello. Frequentavano le piazze versiliesi anche le compagnie di Casoli di Camaiore, di Antona, di Montignoso.

IL MAGGIO
Il Maggio, dopo essere stato per secoli la rappresentazione popolare più importante e più amata, è rapidamente scomparso intorno alla metà degli anni Cinquanta. In Garfagnana e in Lunigiana esistono ancora alcune forme di rappresentazione.

Questo genere di teatro popolare si svolgeva all'aperto, in spettacoli che si tenevano dal mese di maggio in poi sulle piazze, sulle aie e talvolta anche sul sagrato delle chiese.
Il canto è strutturato in strofe, dette "stanze", che variano da quattro a otto ottonari, verso utilizzato anche per le filastrocche.
Gli spettatori usavano disporsi in cerchio o in semicerchio intorno allo spazio della rappresentazione, dove i Maggianti entravano in scena in fila per ordine di importanza, da due ingressi diversi: da una parte i mori, gli infedeli, i traditori, i cattivi in genere; dall'altra i cristiani, i cavalieri, i buoni e i virtuosi.
I Maggianti entravano nel cerchio vestiti con costumi antichi, dai colori vivaci, con spade e scudi in legno, accompagnati da note corte prodotte da un violino. Una persona faceva da suggeritore e da regista, indicando ai personaggi quando entrare e uscire di scena. Non era previsto il pagamento di un biglietto, ma di solito un maggiante, accompagnato da una donna, girava tra gli spettatori per raccogliere offerte deposte dentro un elmo.
Probabilmente il Maggio ha origini lontane e legami con i misteri medievali, con i cicli cavallereschi del romanzo bretone e carolingio o con il più recente Melodramma settecentesco, ma possiede senz'altro caratteri propri e originali, appartenendo a quella sfera del fantastico e dell'immaginario basata sulla tradizione orale locale dei nostri contadini e dei nostri cavatori arricchita con echi di racconti e di letture dell'epica classica e cristiana.
In genere il successo dei Maggi era legato alle trame di argomento epico cavalleresco, quelle che rappresentavano imprese guerresche, combattimenti e vicende d'amore ostacolato, e altre che parlavano di semplici problematiche d'ordine morale, come l'onore e l'amicizia.

 

IL MAGGIANTE
Il vero maggiante appare come un personaggio delle fòle, una figura irreale di un'epoca immaginata dove il bene trionfa sul male dopo una lotta sostenuta con lealtà e con fede.

"Il perfetto Maggiante - scriveva Enrico Pea - deve avere l'elmo col sottogola che lustra. Il sottogola è necessario perché nella giostra non gli cada il morione e sull'elmo una coda di crine di cavallo, più lunga che è possibile (...)".
La corazza era fatta con piccoli pezzi di latta ritagliati, forati e cuciti sopra un comune panciotto. Ogni maggiante si preparava da sé il corredo per cantare il Maggio: la corazza e la spada di legno, il mantello, lo scudo a forma di cuore; le calze e la trina che orlava gli abiti e i mantelli le facevano le donne durante le veglie d'inverno.
La rappresentazione del Maggio non aveva alcuna aderenza con la realtà; era uno spettacolo solenne, con personaggi irreali, una trama lineare ma inverosimile.
I Maggianti entravano nel cerchio vestiti con costumi antichi, dai colori vivaci, con spade e scudi in legno, accompagnati da note corte prodotte solitamente da un violino. Una persona faceva da suggeritore e da regista, indicando ai personaggi quando entrare e uscire di scena.
Non era previsto il pagamento di un biglietto, ma di solito un maggiante, accompagnato da una donna, girava tra gli spettatori per raccogliere offerte deposte dentro un elmo.
Probabilmente il Maggio ha origini lontane e legami con i misteri medioevali, con i cicli cavallereschi del romanzo bretone e carolingio o con il più recente Melodramma settecentesco, ma possiede senz'altro caratteri propri e originali, appartenendo a quella sfera del fantastico e dell'immaginario basata sulla tradizione orale locale dei nostri contadini e dei nostri cavatori, arricchita con echi di racconti e di letture dell'epica classica e cristiana.
In genere il successo dei Maggi era legato alle trame di argomento epico-cavalleresco, quelle che rappresentavano imprese guerresche, combattimenti e vicende d'amore ostacolato e altre che svolgevano semplici problematiche di ordine morale,  come l'onore e l'amicizia. 

 

Il cartello con la scritta "Gerusalemme" è stato utilizzato dalla compagnia di Casoli di Camaiore per la rappresentazione dello spettacolo "Gerusalemme Liberata", organizzata da Enrico Pea e svoltasi a S. Carlo Po nel 1953.
Il COSTUME DEL MAGGIANTE è stato gentilmente concesso in prestito dai Signori Luigi Pardini ed Elio Pardini, eredi di Achille Marchetti, Capo Maggio di Casoli di Camaiore, la cui Compagnia è ritratta nella foto del pannello relativo al Maggio durante la rappresentazione della "Gerusalemme Liberata".

FR

LA TRADITION ORALE
Le panorama des compositions narratives et poétiques de la culture populaire de Versilia est varié et complexe. Leur circulation était confiée principalement aux conteurs qui les récitaient pendant les veillées et les transmettaient dans la tradition orale.
Il arrivait parfois qu’ils soient diffusés à travers des textes imprimés, comme des livrets et des feuilles, distribués par les conteurs au cours des foires du Saint Patron ou par des vendeurs ambulants de livres, qui passaient de temps en temps avec des chars et plaçaient leurs stands dans la rue.
La coutume des veillées était le véhicule principal pour transmettre les textes littéraires de la tradition orale: pendant les mois d’hiver, parents et amis se réunissaient pour effeuiller le maïs ou pendant qu’ils s’occupaient des "metati".
Dans les veillées d’hiver, pendant les pauses des travaux agricoles ou de la filature, on chantait les chants épiques-lyriques et narratifs (c'est-à-dire la chanson des gestes), souvent en octaves, entrecoupés de denivettes.
Les chants lyriques d’une seule strophe étaient récités seulement pour certaines occasions de l’année, comme la moisson, la fenaison, la vendange ou la récolte des olives.
Le chant lyrique au non de respect était très répandu: semblable au farfelu, il était composé presque toujours d’une seule strophe de huit hendécasilabes et avait généralement pour thème l’amour.
Parmi les compositions les plus simples de la tradition orale, il y a les comptines, des chants concis et spontanés principalement un sujet d’amour, qui prennent parfois des tons vindicatifs et péjoratifs.
La "maggiolata" était composée de vers hendécasilabes, et servait à célébrer au début du mois de mai le retour du printemps devant un arbre feuillu, dit "Calende" ou "Majo", aux branches duquel on accrochait des cadeaux, des prémices de la terre, des poulets ou des formes de fromage.
Mais le chant populaire le plus répandu, connu et apprécié, proposé sous forme théâtrale par de véritables compagnies de chanteurs-acteurs, est le "Maggio" (Mai), ainsi appelé en Versilia "Opera Maggio", et diffusé dans toute la région de la Toscane nord occidentale et de certaines régions de la montagne émilienne. En Versilia, le mois de mai avait de nombreuses compagnies comme celles de Levigliani et d’Azzano, et des chanteurs-acteurs célèbres comme Cecco del Moro di Strettoia ou la Boncina de Valdicastello. Fréquentaient également les places de la Versilia les compagnies de Casoli di Camaiore, d’Antona et de Montignoso.

IL MAGGIO
Le Maggio, après avoir été pendant des siècles la représentation populaire la plus importante et la plus aimée, a rapidement disparu vers le milieu des années 1950. En Garfagnana et en Lunigiana il existe encore quelques formes de représentation.
Ce genre de théâtre populaire se déroulait en plein air, dans des spectacles qui se tenaient depuis le mois de mai sur les places, dans les cours et parfois même sur le parvis des églises.
Le chant était structuré en strophes, appelées "pièces", qui variaient de quatre à huit octosyllabes, vers également utilisé pour les comptines.
Les spectateurs se positionnaient en cercle ou en demi-cercle autour de l’espace de la représentation, où les "maggianti" entraient en scène par ordre d’importance, par deux entrées différentes: d’une part les mauvais, les infidèles, les traîtres, les méchants en général; de l’autre, les chrétiens, les chevaliers, les bons et les vertueux.
Les "maggianti" entraient dans le cercle vêtus de costumes anciens, aux couleurs vives, avec des épées et des boucliers en bois, accompagnés de notes courtes produites par un violon. Une personne était souffleur et réalisateur et indiquait aux personnages quand entrer et sortir de la scène. Il n’était pas prévu de payer un billet, mais généralement un "maggiante", accompagné par une femme, se promenait parmi les spectateurs pour recueillir des offres déposées dans un casque.
Probablement le "Maggio" a des origines lointaines et des liens avec les mystères médiévaux, avec les cycles chevaleresques du roman breton et carolingien ou avec le plus récent mélodrame du XVIIIe siècle, mais il possède certainement des caractéristiques propres et originelles, appartenant au domaine du fantastique et de l’imaginaire basée sur la tradition orale locale de nos paysans et de nos ouvriers, enrichie d’échos de récits et de lectures de l’épopée classique et chrétienne. En général, le succès des "Maggi" était lié aux intrigues d’argument épique chevaleresque, celles qui représentaient des actes de guerre, des combats et les histoires d’amour entravé, et d’autres qui parlaient de simples problématiques d’ordre moral, comme l’honneur et l’amitié.

LE "MAGGIANTE"
Le vrai "maggiante" apparaît comme une figure fantastique d’une époque imaginaire, où le bien triomphe du mal après une lutte soutenue avec loyauté et foi.

"Le parfait "maggiante" - écrivait Enrico Pea - doit avoir le casque avec la jugulaire qui brille. La jugulaire est nécessaire parce que durant la joute la casque ne tombe pas en plus il doit avoir une queue de crin de cheval, aussi longue que possible (...)".
La cuirasse était faite de petits morceaux de d'etain découpés, percés et cousus sur un gilet. Chaque "maggiante" se préparait lui-même le trousseau pour chanter le "Maggio": la cuirasse et l’épée en bois, le manteau, le bouclier en forme de cœur, tandis que les bas et la dentelle qui ourlaient les vêtements et les manteaux étaient cousus par les femmes pendant les veilles d’hiver.
La représentation de "Maggio" n’avait aucune adhésion à la réalité; c’était un spectacle solennel, avec des personnages irréels et avec une intrigue linéaire mais invraisemblable.

Le panneau "Gerusalemme" (Jérusalem) a été utilisé par la compagnie de Casoli di Camaiore pour la représentation du spectacle Jérusalem Libérée, organisée par Enrico Pea et qui a eu lieu à S. Carlo Po en 1953.

Le COSTUME DU "MAGGIANTE" a été gracieusement prêté par les Messieurs Luigi Pardini et Elio Pardini, héritiers d’Achille Marchetti, Chef Maggio de Casoli di Camaiore, dont la Compagnie est représentée sur la photo du panneau relatif au "Maggio" lors de la représentation de la "Jérusalem libérée".

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